
I recently talked about the 2013 edition of the fashion contest ITS, International Talent Support, created by the brilliant Barbara Franchin and now I consider again this laudable event I celebrate – which concretely supports emerging creatives – and is now connected to the words of Maria Luisa Frisa – renowned director of the Fashion Design Faculty of IUAV University of Venice, author, fashion critic and curator -, who wrote a letter to ITS, presenting a critic vision, a critic which does not destroy, just focus on the chances of improving a laudable event and contributing to the development of creativity, embodying a genuine, assertive thought, featuring in the fifth issue of Pizza Digitale, smashing biannual, bilingual independent magazine on contemporary culture and style.

UNA LETTERA ALL’ ITS DI MARIA LUISA FRISA PROTAGONISTA DEL MAGAZINE PIZZA DIGITALE

Ho recentemente parlato dell’ edizione 2013 del fashion contest ITS, International Talent Support, creato dalla brillante Barbara Franchin e adesso prendo in considerazione questo lodevole evento che celebro, il quale supporta concretamente i creativi emergenti di tutto il mondo che è connesso alle parole di Maria Luisa Frisa – rinomata direttrice della Facoltà di Fashion Design dell’ Università IUAV di Venezia, scrittrice, critica e curatrice di moda – che ha scritto una lettera a ITS, presentando una visione critica, una critica che non distrugge, si sofferma soltanto sulle possibilità di migliorare un lodevole evento e contribuire allo sviluppo della creatività, racchiudendo in sé un autentico, pensiero assertivo, protagonista della quinta edizione di Pizza Digitale, formidabile magazine semestrale bilingue sulla cultura e stile contemporaneo.


In riferimento all’intervento di Maria Luisa Frisa, direttore del corso di laurea in Design della moda dell’Università Iuav di Venezia, pubblicato su Moda24 del 24 maggio, parto da un punto nodale, senza alcuna volontà polemica. Non è vero l’assunto di base, secondo il quale «come in molte altre edizioni» di Its «anche quest’anno» non vi sarà alcun finalista proveniente da una scuola italiana. I numeri sono più autentici di tante parole: in dodici annate, solo nel 2005 e nel 2013 sono mancati giovani formati da scuole italiane, mentre 18 sono stati i finalisti nelle altre dieci edizioni. Nel 2011 e 2012 fra i tre finalisti di scuole italiane due (uno vincente) uscivano proprio dallo Iuav. Insomma, non mi pare davvero che il ruolo dell’Italia sia stato mai messo tra parentesi. Ma non per dare a ogni costo spazio alle scuole italiane, quanto rilevandone i meriti in una trasparente competizione internazionale.
Stabilito dunque che Its non ha alcuna preclusione nei riguardi delle scuole italiane, occorre dire che il nostro acronimo significa International Talent Support e trova appunto nella sua proiezione internazionale il significato della missione. Richiamo alcuni numeri dell’edizione 2013, la cui serata conclusiva si terrà il 13 luglio: abbiamo ricevuto oltre un migliaio di portfolio da più di 220 scuole di 70 nazioni. Nella selezione dei 30 progetti finalisti nelle tre aree fashion, accessori e gioielli figurano anche scuole irlandesi, bulgare e libanesi. Le scelte di Its non vogliono esprimere un giudizio di valore assoluto sull’operato delle scuole, a seconda dei Paesi o del loro grado “glamour”: Its non seleziona scuole o nazioni, ma progetti. Il valore e l’efficacia del sistema formativo italiano, del resto, trovano puntuale riscontro nella capacità di offrire risorse umane al sistema italiano. Ed è grazie all’assenza di schemi precostituiti che i finalisti di Its sono entrati negli staff delle principali aziende di moda mondiali.
Its è un sismografo che rileva il movimento della creatività nei progetti che arrivano agli uffici di Trieste. Progetti che vengono tutti analizzati e i cui tratti identificativi – colori, materiali, lavorazioni, concept – confluiscono in trend report che costituiscono un archivio unico al mondo: 11mila portfolio, 200 outfit, 200 tra accessori e gioielli, 700 progetti fotografici.
Della lettera di Frisa mi interessa, infine, un ultimo aspetto e cioè la necessità di mettere a fattor comune il patrimonio di conoscenze e competenze prodotto nelle scuole italiane, a beneficio di una industria nazionale di cui andiamo orgogliosi mel mondo. Potrebbe forse essere utile immaginare – come avviene in altre nazioni – una “graduate fashion week” dove tutte le scuole del Paese possano esporre il lavoro dei loro studenti e questi entrare in contatto con il fashion system, con l’indispensabile coinvolgimento delle aziende. Per parte di Its, siamo a disposizione per dare una mano e ringrazio dell’opportunità che, dalla lettera di Frisa, scaturisce per ragionare insieme. Concludo con una nota a margine: scrivo non a nome dell’intera giuria, ma come responsabile di Its, che trova in Otb e Diesel uno storico e fondamentale partner, ma accanto, tra gli altri, a Ykk, Swarowski, Swatch. Anche in questo emerge la nostra internazionalità.